Dare un ordine alle cose di questo mondo

Cara Claire,

ogni parola che scriviamo, e questo testo ne è un esempio, è un modo per dare un ordine alle cose di questo mondo.

Ogni oggetto, ogni pensiero, ogni azione, li cataloghiamo nelle Stanze Facili; e poi c’è una Stanza del Riordino, quella in cui mettiamo il materiale provvisorio che poi dobbiamo periodicamente svuotare, o tutto ci scappa.

La sabbia rosa della spiaggia in Sardegna. La sveglia di Topolino, con le campane in latta, che non ha mai preso l’orario giusto. Il tuo costume, che per una conformazione delle ossa ti era sempre o troppo largo o troppo stretto. Quella frase di un libro di Bernhard, su cui mi sono scervellato per mesi finché un giorno, leggendo in lingua, non ho capito che c’era semplicemente un refuso. Ci sono cose che non capiamo, e quindi il nostro modo di osservare il mondo si deve, in qualche modo, allargare – mi verrebbe la parola: stretchare – per includerle; e cose che vanno al di là di questo allargamento, e che in nessun modo si conciliano con la nostra idea di mondo.

Le chiamiamo benedizioni e maledizioni, le chiamiamo misteri, a volte miracoli. A volte anche bestemmie.

La tua presenza nella mia vita cosa è stata? Una benedizione, una maledizione, un mistero e anche un miracolo. Sicuramente una bestemmia, Claire – non c’è mai stata nessuna donna che mi abbia fatto bestemmiare quanto te, e questo prendilo come complimento o come offesa, scegli tu. Lo prenderai come complimento; ti offende il fatto che pubblichi il tuo nome, Claire B. (il cognome lo nascondo per tutelare me, non te); il tempo in cui ci siamo frequentati (marzo-agosto 2018, nei primi due mesi avevi già una relazione: a proposito, Ciao, Georgios: un caro saluto); e il fatto che ti scriva qui.

Ma più di tutto è bestemmia la tua assenza. Quella, Dio non te la perdona. Il fatto che sia finito dentro alla rete – e lo dico senza alcun intento spregiativo: anzi – per me è tuttora fonte di meraviglia. Come ho disprezzato la fauna ittica che ti stava intorno, così ho amato farne parte io. E gli aneddoti che sono avvenuti in quei cinque, sei mesi di tempo sono stati senza ombra di dubbio la presenza precisa e perfetta di Dio. Io da allora vado sempre in chiesa, perché se su di te ho dubbi, su Lui, dopo te, no.

Ma la tua assenza… Come hai potuto dimenticarti di tutto, quello per me non è solo un mistero, ma una catastrofe. Non sai quante volte mi sono chiesto: ma come fa? Mi sono chiesto:  ci sta ignorare, ma— dimenticare? Cancellare tutto? Obliterare? Come dice la canzone, sostituire la mia foto e il mio volto con quelli di un altro?

Io non riesco neanche a cambiare squadra di calcio; figurati il pensiero.

E allora questo per me non è un modo per riordinare, né per capire. Non capirò e non posso capire. Di più: mi rifiuto di capire: capire significherebbe fare un balzo in quella quota di mondo per la quale l’amore si esaurisce, e con lui i ricordi. Se mi chiedi a cosa tengo di più, all’amore o ai ricordi, la risposta è: Che cazzo dici. Ovvio che tengo ai ricordi. L’amore, ci sono momenti in cui te ne guardi bene; ma senza ricordi non siamo, non siamo neanche zombie, siamo nulla. I ricordi sono il vento; si fermano quelli, si ferma la barca.

Per dire. L’altro giorno Luca mi ha chiesto quali tre ricordi di quel preciso periodo porterei con me.

Il primo è quando hai saltato dalla barca. Eri nuda e hai saltato dalla barca. Claire, tu sei nata nuda – non come tutti: tutti sono corsi a vestirsi, dovevano coprirsi botte e ferite, lividi, eczemi, contusioni, vergogne. Nasi rotti, flittene, macchie, voglie. E io invece ti ho vista nuotare sotto le onde, lì non era ancora successo niente tra noi, ma che doveva succedere?, ti sei sfilata il costume, salto, e sei sfilata via. Quando sei tornata, mi hai detto: Mi hai guardato.

Io ti ho detto no.

Uno dei due mentiva, e non ero necessariamente io. Perché mettere nella condizione di mentire è mentire, anzi, peggio: è tradire.

Il secondo ricordo, è quando mi hai chiesto di legarti. Te ne parlo nella prossima lettera. Non aveva niente di erotico, eri vestita. Volevi solo sapere come si sta a essere pianta – avevamo letto quel libro di Han Kang, e ti aveva così impressionata.

Il terzo ricordo, è quando mi hai raccontato di tua madre; di come ti sei accucciata a guardarla mentre moriva.

Ho sognato tante volte i tuoi occhi e i suoi.

Pensavo fossi una persona solare, e avevo ragione. Non c’è niente di più crudele del sole, Claire.

tuo

G.

Facebook
Twitter
LinkedIn
Telegram
WhatsApp
Email

4 commenti su “Dare un ordine alle cose di questo mondo”

  1. Michela Tognotti

    Ivano, tu sei cambiato.
    Questa cosa che hai scritto, l’ho letta attraverso l’udito: ho sentito la voce che la dipanava come le dita fanno sui tasti.
    Ci sono delle considerazioni di alto profilo, se così si può dire, dirò (tanto per restare in tema di citazioni di canzoni): l’istigazione a mentire, la certezza su Lui, tutti che corrono a vestirsi appena nati, la Stanza del Riordino ecc. sono concetti che ho riletto con calma, perché era necessario.
    Quello che mi “indispone”, nel senso costruttivo del termine, è che la relazione tra Claire e G. è ben nota a chi scrive, però a noi comuni mortali che leggiamo, ci viene fatta vedere solo una pennellata che delinea il contorno, ed evita ciò che sta nel centro. Cioè: quando comincia la storia? Ovvero, io vorrei proprio sapere perché ti ha fatto bestemmiare tanto, perché lei ha dimenticato, perché vuole essere legata, ma vestita. Come se questo fosse l’incipit del romanzo.
    L’obiettivo, almeno con me, è stato raggiunto.
    Non so se può interessarti, ma fino a “scervellato”, avevo creduto che la lettera fosse scritta da una donna, più precisamente la sorella di Claire.
    Sei cambiato, dicevo.
    Adesso fai sul serio.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

FORSE TI POSSONO INTERESSARE:

Scrivere d’amore.

Scrivere d’amore. Siamo a San Valentino; e allora parliamo un po’ d’amore. Se una persona mi dicesse – o meglio: quando una persona mi dice

Leggi Tutto »

L’amore in scrittura

L’amore in scrittura. L’amore in scrittura non è l’amore che si scrive, ma l’amore che si riversa in ciò che si scrive. Fai finta che

Leggi Tutto »
Torna in alto