Chi sono
Sono uno scrittore, insegnante di scrittura e specialista in narrazione in ambito terapeutico.
Selezionato tra gli otto migliori esordienti d’Italia nel 2008 per Scrittorincittà, esordisco nel 2012 con il romanzo La conservazione metodica del dolore (Einaudi 2012).
Nel tempo, pubblico altri due romanzi: Nudi come siamo stati (Marsilio 2017) e L’Argentino (Marsilio 2018).
Nel frattempo non disdegno progetti in cui esercitare la mia fantasia: il libro Fiabe così belle che non immaginerete mai (LiberAria 2017), le due favole La vera storia del leone Gedeone (Corrimano 2016, con illustrazioni di Stefan Turk) e Il giorno in cui il nonno scese in cielo (Corrimano 2019, con illustrazioni di Luca Garonzi), e la silloge poetica Parole d’amore che moriranno quando morirai (Miraggi 2017).
Nel 2021 la mia carriera letteraria segna un passaggio importante: pubblico Un Re non muore (UTET), un saggio che in maniera letteraria riscopre e interpreta il mondo degli scacchi e le sue influenze sulla vita e sull’arte.
Anche in questo caso il libro ha ottime recensioni (trovate una parziale rassegna stampa qui), e mi vale la conferma per un nuovo saggio in uscita nel 2023.
Attualmente, oltre a chiudere il saggio, sto lavorando al quarto romanzo, ambientato a Milano – città in cui vivo dal 2020.
" Un'immersione in mosse e tattiche accompagnate da Cortàzar a Murakami, da Caravaggio e Duchamp, da Dalì ad Achmatova. E trionfi, disfatte, scenari di emozioni. Tra mosse fatali e varianti simboliche che, più che gesti su una scacchiera, somigliano a mosse per leggere la vita."
- Sabina Minardi, L'Espresso - a proposito di Un re non muore
" La memoria attraversa il decennio simbolico che va dal 1969 al 1979 dentro al quale non solo la vita di Benito si confonde e si annebbia, ma quella tutta della Repubblica italiana viene squassata da un'ondata violenta e reazionaria."
- Giacomo Giossi, Blow up - a proposito di La conservazione metodica del dolore
" I due filoni narrativi di cui abbiamo detto convivono felicemente dal punto di vista formale, e lo stile di Porpora – agile, grezzo, aguzzo – ne è il grande unificatore. L’autore fa un ampio e talvolta ardito uso degli elementi dell’ambiente, sia esso naturale o – più spesso – artificiale, che va dall’affidare alle pietre, alle case o alle nuvole i sentimenti dei propri protagonisti, al depositare valenze simboliche importanti sull’incrocio dei pali di una porta, in un campetto da calcio. "
- Samuele Gaggioli, Il rifugio dell'ircocervo - a proposito di L'Argentino