Scrivere d'amore.
Siamo a San Valentino; e allora parliamo un po’ d’amore.
Se una persona mi dicesse – o meglio: quando una persona mi dice -: Vorrei scrivere d’amore, io penso sempre: Ci siamo.
Perché l’amore è l’argomento intorno al quale gira intorno la nostra vita; perché siamo eros e thanatos, o sangue e seme; ma in mezzo c’è il mondo.
Se diciamo: l’amore, non stiamo ancora dicendo niente. Scrivere è separare ciò che crediamo che sia causale, o scontato, e non lo è; e guardare dentro ciò che può essere differenziato.
Facciamo un esempio di ciò che sembra scontato e non lo è. Ieri sera, durante un corso sul dialogo, ho spiegato che se faccio parlare un marinaio vecchio con un marinaio giovane, facilmente il giovane sarà scapestrato e il vecchio ne saprà, ne avrà vissute, e avrà un amore lontano cui ha rinunciato a causa del mare. Ma questo non è detto: è solo una piccola porzione del nostro immaginario.
Facciamo un esempio di ciò che può essere differenziato. L’amore erotico, per esempio, è solo una parte dell’amore; l’amore materno è una parte dell’amore; l’amore come desiderio è solo una parte dell’amore. Più differenziamo, più entriamo nel particolare, più diamo spazio a una forma d’amore di manifestarsi; e questa diventa importante per tutti.
Facciamo un gioco, giusto per capire. Fingiamo che tu mi dica: Vorrei scrivere d’amore. Cosa avevi in mente?
Qualcosa, tipo… Lei che indossa scarpe tacco diciassette, magari delle Louboutin, e un abito rosso che le fascia il corpo sodo; e lui che a un certo punto arriva.
Ecco. Torniamo indietro. Questa è una scena che saprebbero pensare tutti; e se la sanno pensare tutti, è di nessuno.
Resta di nessuno anche se lui non arriva – togliamoci il dubbio. Resta di nessuno anche se lei, invece che le Louboutin, sta indossando un accappatoio con un asciugamani in testa, e porta in giro l’aspirapolvere cantando Oh happy day a squarciagola.
Prima di tutto, pensiamo: cosa vogliamo fare? Da dove vogliamo partire, e dove vogliamo arrivare? Quanti sono i personaggi in gioco? Qual è la porzione della loro storia, presente e passata, che interverrà nella scena? Qual è il setting?
Per esempio. Invece che amore erotico, trasponiamo in desiderio. Vogliamo partire da uno stato emotivo di lei in difficoltà, e uno stato emotivo di lui coerente con la situazione – sta arrivando, lei ci potrebbe stare oppure no; quindi, a meno che non sia un personaggio di cartone, immagino che un po’ di tensione ce l’abbia. E vogliamo arrivare a un desiderio di entrambi, ma ancora da trattenere.
Portiamoli da una camera d’albergo a un negozio di pesci.

Perché? Perché me lo sono inventato adesso, e perché è un posto non blindato, che può intervenire nella nostra narrazione – e non restare asettico. Nell’incontro amoroso è scontato che siano in due, e che nulla più osteggerà il loro amore; ma l’interessante nelle storie viene dal conflitto o dal senso, non da ciò che accade in scena – sennò è pornografia.
Per intenderci: i Transformers sono pornografia. Non ci interessa tantissimo la storia; ci interessa che a un certo punto i robottoni si trasformino.
Quindi, lei è in un negozio di pesci, che sta comprando un pesce rosso… No. Questo è scontato – è ovvio che in un negozio di pesci si compri un pesce. Non è che tutto debba essere non scontato, o invadere i nostri sensi, o ipersignificativo; ma nemmeno deve tutto corrispondere a ciò che accade in scena. Quindi: lei è in difficoltà perché la vasca che deve comprare per i suoi pesci non ci sta per cinque centimetri in camera sua, e la commessa, sua amica, sta cercando di convincerla che il problema non è la vasca, ma la casa in cui sta ancora. A un certo punto, lui arriva. Lei non conosce il suo nome, per lei è il padre di Leo – si sono visti durante un consiglio di classe, lui si è spostato per farla sedere, e lei usando la sua sedia ha sentito un profumo che non sa perché, ma non se l’è tolto dalla testa. Lei non sa che lui ha cercato informazioni su di lei da allora. Arriva, e finge di aver bisogno di un pesce rosso per il figlio, qualcosa che gli ricordi Nemo; ma deve dire di no a tutte le proposte per stare lì, insieme a lei. La commessa deve andare sul retro a fare qualcosa; lui la guarda, le dice: Sai che i pesci mi fanno paura? e lei: Ho sempre voluto una medusa.
E qui il dialogo smette di essere scontato, e ciò che arriva ci sorprende.
Mi viene da dire: come l’amore.
Ma forse questo è scontato.
Buon San Valentino, e viva i pesci – e le meduse.
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