Un ricordo di Ivano Marescotti

Conosco uno scemo che ha sempre voglia di incontrare i famosi. Ce l’ha, ‘sta foia dei “famosi”; ha le foto con Gina Lollobrigida che guarda da una parte, Ezio Greggio che fa il segno di ok, Pino Insegno che ride, e perfino il Gabibbo che fa… 

Che fa il Gabibbo. Cosa vuoi che faccia, il Gabibbo?

Ecco. Io la foia dei famosi non ce l’ho mai avuta. In primis, perché mi spaventano – per motivi che, se ve li spiego, dite: Ah, ci sta.

Poi, perché qualcuno lo conosco davvero.

E poi, perché alla fine, di famosi che sono andato a cercare davvero, ne conosco ben pochi.

Uno è Gipi, l’ho inseguito perché mi facesse la copertina.

E un altro è stato Ivano Marescotti.

Ci siamo conosciuti tanti anni fa, perché lui aveva recitato in uno dei miei film di culto: lo stranissimo e straordinario Strane storie, di Sandro Baldoni. Ne era stato il protagonista: era un film a episodi, in cui ogni volta le storie prendevano direzioni apocalittiche e sorprendenti. Nella prima, forse la più famosa, gli tagliavano l’aria per non aver pagato la bolletta; e quindi doveva correre a pagarla, mentre l’aria progressivamente gli veniva meno.

Ecco. Io avevo diciotto anni, quando il film uscì; lo vidi ragionevolmente a vent’anni, e pensai che in qualche modo quella cosa lì parlava a una cosa dentro di me che diceva: Eh, lo so, capisco benissimo, figurati.

Poi, tanti anni dopo, il film cortocircuitò con un altro film straordinario, dal titolo curiosamente simile (Storie pazzesche), diretto da Damián Szifrón col grandissimo Ricardo Darín; e questo me lo tenne ancora più adeso al cuore.

Un giorno vidi che a teatro era in cartellone uno spettacolo con Marescotti come protagonista; e decisi di andare, e conoscerlo.

Lo spettacolo era “La fondazione”; e lì conobbi insieme Marescotti e lo scrivere di Baldini, che non conoscevo. Lui era lì, lungagnone e dinoccolato, in scena; nero da corvacchione su un divano verdissimo.

E fu lì, in scena – lo spettacolo era diretto da Valerio Binasco – che mi si palesò il motivo della grandezza di Marescotti. Molti lo conoscono per qualche film famoso – in particolare, credo, il dottor Randazzo di Johnny Stecchino -; ma lì in scena Marescotti era il Rancore. Il Rancore fatto e finito; intendo: nessuno potrà mai essere più Rancore di Marescotti, è un ruolo preso; e credo ci siano attori di ruolo e attori di sentimento, e Marescotti incarnava il sentimento e lo portava altissimo, al senso più doloroso del grigiore.

Tempo fa ho scritto: Andate a vedere Marescotti che fa La fondazione, ovunque voi siate.

Baldini quel testo lo aveva scritto appositamente per lui, glielo aveva affidato. Baldini era di Santarcangelo, Marescotti di Bagnacavallo; la parlata è diversa, ma Baldini sapeva che l’avrebbe detto perfettamente, il suo testo. Ieri eravamo a Santarcangelo, camminavamo per le vie, e Eliana mi ha detto: è morto Marescotti; e mi è venuto su questo magone qui. 

Ecco. Ora non sarà più possibile vederlo, quello spettacolo, e ieri non è morto solo lui, sono morti in due, lui e Baldini, e per l’Italia è stato un giorno triste.

Per capire cosa sia La fondazione, e per salutarlo, lascio qui un estratto di quel testo che mi ha sempre commosso.

La fondazione. Fotografia di Giorgio Ghiselli
La fondazione. Fotografia di Giorgio Ghiselli

…che dopo la litigata c’è la pace, e quella è una cosa, a letto, che ci siamo coricati tutt’e due ingrugnati, con la faccia al muro, ci voltiamo il culo, abbiamo spento le luci, fermi, lì, sulla sponda, ma però ci sono i piedi, che i piedi, detto così, i piedi, dài, non sono una gran cosa, una volta addirittura non li nominavano neanche, non era educazione, e invece a volte i piedi, eh, i piedi sono leggeri come piume, sono i petali di un fiore, che sono dei paroloni, sono parole che fanno ridere, lo so, però non è un’esagerazione, perché quello è un momento, che prima vi siete detti delle cose anche cattive, e adesso ci ripensate, ognuno per conto suo, da solo, e tu non ce la fai a stare da solo, non ti addormenti, e neanche lei, ma non sapete come cominciare, e cominciano i piedi, si toccano, così per caso, anzi no, non si toccano ancora, si sfiorano, si esprimono, anche se non parlano, che non parlano, però, come si può dire? ecco, sí, sussurrano, c’è questo silenzio, e c’è questo silenzio, e c’è questo sussurro, e poi si sentono, tu sei freddo, lei è calda, tu ti giri, piano, allunghi una mano, delicatamente, gliela tieni sulla spalla, anche tu senza parlare, la tieni lí, lei fa finta di dormire, ma non dorme neanche lei, e a un certo momento, piano piano, si gira, e vi avvicinate, sempre senza dire niente, al buio, sempre più vicini, e poi attaccati, attaccati, attaccati, e tu con le mani la senti tutta, la disegni, come è fatta, è fatta che è quasi un miracolo, e tu sei dentro quel miracolo, ed è un cosa che, no, niente, certe cose bisogna provarle.

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9 commenti su “Un ricordo di Ivano Marescotti”

  1. Grazie per questo ricordo, ho avuto modo di conoscere personalmente Ivano e apprezzare la semplicità di Marescotti Uomo e la sua bravura come Attore. La sua scomparsa mi lascia un dolore profondo 😢🖤

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