Il segreto che nessuno sa

Il segreto che nessuno sa

Non ti disunire, Fabio.

L’11 luglio 1963 Gino Paoli tenta il suicidio sparandosi in testa.

Ci sono diverse versioni sulla faccenda; ma pare che abbia anche detto una frase che trovo più poetica di ogni testo che abbia scritto: “Volevo vedere come era di là”.

Ogni persona ha un segreto; e quello di Gino Paoli è un pezzo di piombo in testa che convive da quasi sessant’anni con le ossa del cranio.

Lo dico perché nella scheda personaggio ho detto: Dimmi qual è il segreto del personaggio.

Molte persone mi hanno scritto dicendo: Il mio personaggio ruba, o tradisce, o mangia di nascosto.

Ma quello non è il segreto. Quello è il coperchio del segreto.

Ognuno di noi ha una ferita, e non tutte sono coinvolte nella storia. Alcune creano comportamenti; altre caratteristiche; altre, movimenti tellurici che chiameremo desideri e bisogni, e certo, azioni.

Alle spalle di tutto c’è un mondo insondabile, e ha ragione Paoli a dire di sé, con cognizione di causa: “Ogni suicidio è diverso. È privato”.

Per dire: lo andò a trovare Tenco, che si infuriò con lui. Non concepiva il gesto.

E per dire: se leggete Kitchen confidentials, dello chef Bourdain, cento volte trovate scritto che non concepirebbe l’idea di uccidersi.

Entrambi stavano iperreagendo, probabilmente, intorno a qualcosa che già da dentro li mangiava.

Se volete capire qual è il segreto del personaggio, non chiedetevi qual è il vizio del personaggio fine a se stesso; ma: questo vizio, che convinzione erronea porta con sé? Che cortocircuito logico lo fa nascere?

E questo cortocircuito, dove e quando si è sviluppato?

Anthony Bourdain

Lì troverete la cantina buia del personaggio; lì lo capirete per quanto vi è concesso di capirlo.

Perché, e questo è il punto finale, non si è capito neanche lui.

Se guardate È stata la mano di Dio, noterete come Fabietto fino alla fine non capisce il punto. È Capuano che, incalzandolo con vigore sempre maggiore, glielo fa sputare. Fin lì, eran tutti finti dolori a uso e consumo del gentile pubblico. Da lì, nasce il dolore.

E da lì nasce il cinema.

(Se poi vi va di parlarne insieme, presto parte il corso Pratiche di scrittura creativa, del quale lunedì nella newsletter del Penelope Story Lab annuncio la lezione gratuita; insegno io, e parlo di ciò che di solito si capisce male; incluso questo, certo. Qui, invece, un articolo che ho scritto oggi per il Penelope: parla degli errori consueti in scrittura).

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4 commenti su “Il segreto che nessuno sa”

  1. Michela Tognotti

    Ammesso che io sappia qual è il segreto, e già qui la vedo dura, dovrei renderlo esplicito? Oppure rimane nascosto tra me e il mio personaggio, confidando sul fatto che i lettori lo capiranno da soli?

    1. Il modo per saperlo è semplice: compila la scheda personaggio, seguendo le istruzioni. Tra queste, la più importante è: Dedica tre righe a ogni risposta. Non devi rispondere con la testa, ma con la letteratura. Ti si formerà il segreto.
      E poi, guarda È stata la mano di Dio, con particolare attenzione al dialogo finale. Oggi in residenza lo abbiamo rivisto battuta per battuta. Ci sono tre rivelazioni, due le fa Capuano, una Fabio; ognuna è un segreto svelato.

  2. Francesca Fiorentino

    Dialogo finale al fulmicotone, decisamente. Capuano luminoso nel suo incalzare, a un certo punto mi è sembrato che stesse parlando con me, cavolo.
    E le tue indicazioni sul segreto del personaggio estremamente preziose. La mia protagonista ha un segreto, si, vediamo se riuscirò a gestirlo al meglio. Non mi devo disunire…

    Ritornando sul film mi rimane un dubbio: il gesto finale della zia, quando gli butta la batteria dalla finestra, secondo te c’entra con il gesto precedente, quando aveva tolto la batteria all’aggeggio per amplificare la voce (e dunque c’entra con il trovare la propria ‘voce’)?

    Mi piacerebbe tantissimo sentirti sul tema della “disunificazione” e dei tre segreti.
    Lo farai in qualche nostro incontro?

    1. Ciao, Franci. Lo faccio già nelle residenze, potremmo farlo nei nostri incontri, se vi va; di sicuro sto preparando dei video YouTube, per i quali mi manca ancora qualche mezzo tecnico. Sì, comunque: la pila è strettamente connessa a quello – e richiama la complicità tra zia e nipote, che non può mai essere erotica ma di desiderio sì.

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