Oggi esce Nero & Bollente

IMG_20230509_075919

Oggi esce Nero & Bollente (UTET 2023), il mio saggio su caffè e arte, letteratura, cinema, musica, tutto.

(Qui la scheda dell’editore).

È ciò cui ho dedicato l’ultimo anno di vita; Eliana lo sa cosa ha significato per me stare dentro per un anno di vita dentro un libro, e starci nell’ossessione per sei mesi, da quel giorno a Riva del Garda in cui ho detto: Vado, a oggi.

Ciò che è stato l’ultimo anno per me lo so io. Gran parte di questo è distillata nel libro.

Questa che segue ne è, di fatto, la prima pagina. Almeno, del mio file; poi c’è stato l’editing e tutto. 

Ma nel mio file, chiamato caffè.docx, queste sono le prime parole. Parla di ore, minuti; e altro.

La mia speranza è che usiate questo libro come noi usavamo il pallone di cuoio e le scarpe buone il pomeriggio dei giorni di festa.

«Non credere alle soluzioni, alle decisioni, alle grandi crisi; credi ai giorni, alle ore, ai minuti». Così scriveva Cesare Pavese a Bianca Garufi, in un piccolo carteggio delizioso tra i due che si muove tra passione e letteratura. È il 21 ottobre 1945. La guerra è finita da poco più di un mese e mezzo; Roma fuma ancora, come dopo il grande incendio dei tempi di Nerone, e si scava tra le macerie sperando di trovare qualcosa di buono, di utile, di intatto o quasi; Roma città aperta è uscito da meno di un mese.

Per scrivere questo libro, ho bevuto indicativamente 500 caffè, forse – anzi, sicuramente – di più; ma facciamo cifra tonda. In realtà, penso, saranno circa il doppio. Non sono i 7000 di cui parlava una canzone tempo fa, né le dieci notti che sarebbero servite a Balzac per riuscirci; ma è tempo. Sono trentasette grammi e mezzo di caffeina, una febbre psicoattiva, o forse il doppio; se fossero cialde, 4,4 kg di peso, di cui tre e mezzo di caffè, o il doppio; e il resto, o il doppio, plastica.

Sono quindici litri di caffè, di cui circa tredici e mezzo di acqua.

Sono giorni, ore, minuti.

Credo che la stima che ne ho fatto sia in difetto, e non di poco. In realtà i litri saranno almeno venti: sono due secchi pieni, appoggiati qui sul tavolo. Se fossero sigarette, mi piacerebbe ammonticchiarne i filtri in verticale sulla ringhiera, come in un film con Bisio di tanti anni fa, fino a mostrare quanto mi sono consunto con loro; tempo fa avevo preso l’abitudine di rubare qui e là tazzine d’autore o anonime, prese in aeroporto, nei bar, sottrarle a tavolini davanti ai quali passavo, o chiederle; e lasciarle in pegno d’amore sullo zerbino della donna che amavo. Ora ne ho solo poche, di cui una celeste col mio nome scritto a mano. Ne ricordo una composizione di tre, in perfetto equilibrio; chissà quanto spazio occuperebbero, se fossero cinquecento tazzine una dopo l’altra.

Ho messo a bollire moke, in questo periodo – una di queste ce l’ho nei pressi del monitor, ha il manico rosso; sembra una via di mezzo tra una minaccia e una promessa. Ho usato macchinette del caffè a cialde – una l’ho portata dalla mia casa precedente a questa, mi ha servito il caffè che sto bevendo ora, alle 8.01 del mattino – le ore, i minuti –; un’altra l’ho lasciata là, come dono a chi verrà: una macchina che aveva inclusa una sveglia, la mattina faceva uscire il caffè alle sei, mi svegliavo con quel pavido tossire. Ho comprato caffè al bar, veloci e meno veloci, a Viadana, a Milano, a Bergamo, a Verona, Firenze, Manarola, Castellammare di Stabia, Londra, Formentera; ho preso caffè americani a New York, con il vento che dall’Hudson filava dritto in mezzo ai grattacieli, schiacciava il fumo dai tombini, e tirava tra le scapole; a Londra, mentre aspettavo che un insegnante di sceneggiatura pazzo e forsennato riprendesse il suo lavoro pazzo e forsennato; e a Los Angeles, mi sono scottato la lingua con un caffè fatto con un dannato bollitore in un hotel di El Segundo.

A volte mi sono stati di ispirazione, come le canzoni migliori, come i film migliori. Quando lo sono stati, mossi chissà da cosa – la mano del barista? L’acqua? L’aria? Dio? – ho deciso di includerli; come se facesse parte della gratitudine che devo per questo libro, quella che anello per anello per anello della catena mi ha legato a tutte le persone che lo hanno portato lì, hanno fatto in modo che lo bevessi.
A volte non lo sono stati: li avevo presi perché mi svegliassero, non hanno svolto il loro compito, o l’hanno svolto, amen.
È un’ecumene, quella di noi bevitori di caffè. Camminiamo per le strade con la voglia di svegliarci e il sapore amaro già sulle papille, mentre ci tastiamo le tasche in cerca di monete. Canticchiamo, spesso. […]

Facebook
Twitter
LinkedIn
Telegram
WhatsApp
Email

2 commenti su “Oggi esce Nero & Bollente, saggio sul caffè”

  1. Ognuno di noi in ognuno dei tuoi caffè (forse più di uno). Mi piace pensarla così, un pezzo di tutti quelli che conosco riverso in tazzine che diventano pagine liquide di parole.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

FORSE TI POSSONO INTERESSARE:

Torna in alto