[Racconto] L'uomo e il suo scorpione.
Un piccolo racconto d’amore, forse, o forse no.
Una volta invitarono il professor Hardenberg, dell’Università di Jena, a tenere un piccolo incontro tra docenti incentrato sulla figura del filosofo ungherese György Lukács. Quando la segretaria di quest’incontro solerte gli inviò i biglietti del treno ne restò sorpreso: non aveva mai pensato di poter partecipare a un convegno tra soli docenti, senza nessuna pubblicità, senza che nessuno dell’ambiente accademico sapesse niente. Eppure, il professor H*, dal quale si recò per aver conferma della serietà dell’incontro – cui peraltro non avrebbe aderito se non si fosse trattato di Lukács, sua grande passione – gli confermò che davvero quegli incontri si tenevano ogni due anni; e davvero erano un evento eccezionale per profondità delle tematiche e possibilità d’incontri.
Hardenberg pensò che su “possibilità d’incontri” il professor H* ammiccasse, dando la stura a una piccola supposizione di carattere erotico; ma aveva una naturale propensione al blefarospasmo, per cui pensò che quell’ammiccamento non fosse altro che una innaturale caricatura data dalla natura.
Hardenberg sorrise.
Due giorni prima di partire, come suo solito, si recò a fare una passeggiata solitaria in montagna per riflettere sul tono da dare alla sua disquisizione. E fu là che Hardenberg, togliendosi uno stivale per fare una passeggiata e poi rimettendoselo, incontrò lo scorpione.
Non si sa cosa ci facesse quello scorpione in Turingia; forse era giunto per altro stivale. Fatto sta che sentendosi minacciato colpì con la propria coda velenosa il professor Hardenberg.
Ma qui sta la straordinarietà di questa storia. Fu lo scorpione a risultarne avvelenato.
Hardenberg prese la bestiola (bestiola?) tra le dita, e le disse: “Mi dispiace. Non potevi sapere che mi ha lasciato”.
“Quando è stato?” chiese lo scorpione.
“Sei anni fa”.
“E come stai?” gli chiese lo scorpione.
Ma non fece in tempo a sentire la risposta.