Il giorno più bello della mia vita

Questo mi ha fatto pensare al giorno più bello della mia vita. Che non è stato un giorno canonico, né – ovviamente – il giorno in cui ho pubblicato.
Curiosamente, è un giorno di cui non so la data. Ero a Bologna, ero all’ultimo esame – col professor Volli, mi pare. Risposi a tutto, mi mise 30, uscii; e mi accorsi che non c’era più il passato e non c’era più il futuro. La tesi era lontana nella mente, non c’erano esami da preparare né esami da riparare. Era tutto lì, davanti a me. Ero in largo Respighi, camminai verso piazza Verdi, mi guardai intorno; c’era un ristorante greco al di là di via Zamboni, mi pare, o forse è la proiezione degli anni a venire, forse ancora non c’era. Ricordo le suole – erano leggere -, le spalle – percepivano una forza di gravità normale, non doppia -, lo sguardo – per una volta a mezzo, e non, come sempre, a terra.
Bisogna intendersi sul giorno più bello. Confonderlo col giorno migliore o più importante, che son due cose diverse, è un attimo.
Lì non avevo passato né futuro, incubi né rimorsi, colpe o proiezioni. Lì, ero lì.

Quel momento lì, molto simile, succede quando si consegna il libro.
Non quando il libro esce, che è un giorno felice.
Non quando firmi, che è un giorno strano, da inquadrare. Ti occupi di cose piccole, anche scaramantiche: se sia la penna giusta, se la firma sia abbastanza intelligente, se ci vada lo svolazzo o se vada tolto.
La sensazione della bellezza e dello sbigottimento, in me, sono una cosa sola.
Oggi, per dire, è il giorno in cui consegno. Il mio editor mi ha già mandato le sue note, ci abbiamo già lavorato, poi me le ha date la redazione; inserirò una piccola cosa nel capitolo 20, una poesia bellissima; è una forma di ringraziamento mascherata; e poi darò il Si stampi.
Avverrà più o meno intorno alle cinque.
E poi non avrò passato e non avrò futuro, oggi.
Alle cinque mi farò un caffè, che è il momento della giornata senza passato e senza futuro. È solo sensi, come fare un bagno al mare, come prendere il sole in spiaggia e stare in una via di mezzo tra la calura e l’assopimento, come la sigaretta, come l’amore, come il momento in cui eri seduto al cinema, ti acconciavi sulla poltroncina, tutti parlavano e poi a un certo punto tacevano; si sentiva un colpo di tosse, qualche Sssshhh; e si apriva il sipario, e cominciava il film.
6 commenti su “Il giorno più bello della mia vita”
C’è stato un giorno, nel 2013, settembre. Comprai la lavatrice nuova con i soli miei soldi, dopo averla scelta da sola. La sensazione di non dover condividere con nessun altro responsabilità e decisioni, per la prima volta in vita mia, mi fece sentire forte, potente. Inebriante.
Capisco precisamente cosa dici. Quella stessa sensazione, io, intorno al 10 dicembre 2007.
Come quando smetto di vedere se tutto è in ordine, e ascolto mia figlia che mi dice la vita. Oppure ora, che sta cantando in bagno.🤗
Lo scrivo qui, perché non trovo l’articolo giusto (tu, troppi blog avere!): oggi ho parlato con un’amica con problemi sentimentali; la delusione l’ha portata a chiudersi in se stessa, è con un piede dentro la depressione. A casa ci ripensavo e dal nulla mi è sgorgata una frase da dirle appena la rivedrò:
non ti disunire, Dani.
La felicità è:…
E niente, ancora aspetto…
È come quando fai l’orale all’esame di maturità. Guardi i libri, le centinaia di schemi, gli appunti, lo zaino tenuto insieme con lo scotch, e ti rendi conto che hai finito, che non dovrai più sopportare il prof di diritto, le spocchie della suora maledetta. E non sai come organizzzarti la giornata, se rivedrai ancora i tuoi compagni con cui hai condiviso sudore e fatica e le cazzate adolescenziali e i ritardi programmato.
E sentì una cosa dentro che ti fa paura, perché non hai idea di cosa sarà domani.
E poi ti svuoti, e in fondo ti senti leggera, ed era tanto che non succedeva. E ti senti bene così, ieri era ieri e domani sarà domani, e tu sei oggi, adesso, ora.