Il bello di non aver niente da dire.
Qualsiasi cambiamento in questo mio mondo mi sconcerta e mi confonde. I miei lari sono terribilmente fissi e non li si sradica senza sangue. Ogni condizione nuova mi spaventa. Il sole e il cielo e la brezza e le passeggiate solitarie e le vacanze estive e il verdeggiare della campagna e i deliziosi sughi delle carni e dei pesci e gli amici e il calice cordiale e la luce delle candele e le conversazioni accanto al fuoco e le innocenti vanità e gli scherzi e l' ironia stessa, tutto questo se ne va con la vita?
Charles Lamb, Elia, in Il libro del cielo e dell'inferno, Borges e Bioy Casares, Adelphi. Tweet
La parola d’ordine è “lari”, che, come ricorda Wikipedia, erano raccontati da Agostino di Ippona: “[Apuleio] afferma inoltre che anche l’anima umana è un demone e che gli uomini divengono Lari se hanno fatto del bene, fantasmi o spettri se hanno fatto del male e che sono considerati dèi Mani se è incerta la loro qualificazione.”
Quindi siamo partiti dal nulla e siamo arrivati ai lari, che sono spiriti di casa. Questo concetto per noi racchiuderà un muro ricoperto da murales, un colore ocra, una foto celestina e Maradona. Mi farà pensare alla sacralità di casa, fin quando – per motivi che al momento non posso ancora spiegare – non collegherò Wes Anderson, in particolare un’immagine.
Butta via.
1 commento su “Il bello di non aver nulla da dire”
Maradona eterno ma passato, l’anziano sotto il Nume che esorcizza la fuggevolezza tatuandosela su una pelle, lì dove lo specchio gliela renderà quale “memento mori” ogni giorno, si gode il sole che baciandolo lo fa sentire vivo. La diva ruba un corpo e fugge dal muro. Nessuna attesa solo un qui e ora