Corso di scrittura L'Avvelenata: le motivazioni
I caratteri più solidi sono cosparsi di cicatrici.
Khalil Gibran Tweet
Il 1 aprile partirà il primo corso L’Avvelenata, che terrò – come di consueto – per il Penelope Story Lab.
Copio dal sito ufficiale la presentazione.
Presentazione.
A volte liberarsi dagli stronzi è impossibile. Soprattutto se fanno già parte del nostro passato; eppure, sentiamo ancora la loro presenza su di noi.
Ma c’è un modo, magico, per trarre giovamento dalla loro presenza nella nostra vita: tramutarli in personaggi di fiction, e muoverli in una meravigliosa gabbia che costruiamo nella nostra fantasia, finché non faranno più male.
Nel suo corso L’Avvelenata, novità del 2023 del Penelope Story Lab, Ivano Porpora vi condurrà attraverso risate, lacrime, risate fino alle lacrime, ambienti, azioni, conflitti e punizioni negli inferi della vostra fantasia; là dove qualcuno ha avuto il permesso di continuare a muovere i suoi fili.
Fino a ieri.
Cerchiamo di capire un po’ il presupposto teorico del corso.
Nasce a Manarola, il 4 gennaio di quest’anno. Parlavo a Eliana del mio rapporto con gli stronzi, e le ho raccontato del peggiore mai incontrato nella mia vita. Da cui nasce la mia definizione di stronzo – che è diverso dall’antagonista, dal nemico, dal cattivo.
L’antagonista è la persona che condivide con noi un obiettivo, con diversi intenti o diverse modalità di esecuzione. Paperone e Rockerduck condividono un interesse, la ricchezza, sulla quale hanno differenti piani. Ma l’antagonista, dopo ne parlo, ha anche una figura da mentore: ossia, involontariamente agisce come attivatore delle nostre risorse spingendoci sul bisogno.
Il nemico si oppone frontalmente a noi in quanto tali. Joker è l’antagonista di Batman, non il suo nemico: se Batman abbandona Gotham, il Joker si disinteressa di Batman.
Il cattivo ha un’impostazione teorica completamente diversa: l’antagonista può essere buono o avere intenti buoni (il papà che dice al figlio di non uscire durante una tormenta di neve è il suo antagonista), il nemico può avere idealmente intenti buoni, il cattivo presuppone almeno idealmente che ci sia un orizzonte morale di cui – sempre idealmente – il nostro protagonista incarna il valore giusto.
Lo stronzo no. Lo stronzo è stronzo; ed è involuto su se stesso. E spesso, assai spesso, fa male solo per partito preso.
Avevo 12 anni. Giocavo in porta nel campetto dell’oratorio, quel giorno, e questo tizio, di un anno più grande, era il difensore.
Si mise a trenta centimetri da me. Non esagero: trenta centimetri. Fermo davanti a me.
Gli dissi: Se ti metti lì, io non vedo il pallone.
E lui: No, così c’è più possibilità di parare il pallone.
Io gli dissi: Togliti.
E lui: Se me lo dici ancora ti picchio.
Presi, tipo, dieci gol. Se li faceva passare in mezzo alle gambe, e provava a prenderli con le mani. Gli dissi: Gioca tu in porta! E lui: No. Sono difensore.
Ecco: lui era (è: non è cambiato, mi dicono) uno stronzo.
Perché un corso su di loro?
Perché gli stronzi nidificano. Perché gli stronzi hanno un rilievo nella nostra vita, una sorta di eco; e da quella eco, anche dormendo continuano ad agire. Nel percorso di narrazione in psicoterapia, lavoriamo con esercizi particolari che sollecitano la parte attraente dell’agone; ossia, ciò che nell’antagonista – consapevoli o inconsapevoli – invidiamo, ma che temiamo possa sollecitare parti che non vogliamo.
Bruce Banner desidera la forza di Hulk, che non ha, ma si rende conto che è ingestibile e distruttiva.
Batman desidera la risata di Joker, che non ha, ma si rende conto che è una risata di follia.
Harry Potter desidera il potere di Voldemort, ma si rende conto del rischio che lo possa asservire alle forze oscure.
Il programma del corso è volto prima a svelare questi elementi, narrativamente; a capirli a fondo; giocarli, con il gusto che soltanto la narrazione può dare; e poi, solo poi, disattivarli.
Sarà bello pensare ancora una volta agli stronzi, col sollievo di vederli fare le valigie e andar via.