Avevo paura
Di questa foto ho un ricordo molto chiaro: avevo paura.
Inserisco qui la pagina del mio taccuino personale, così. Solo per dire che a volte le cose che scriviamo per noi hanno senso: servono per tenerci a contatto della materia calda.
Questa per me lo è, materia calda.
Dal "Taccuino nero"
Una persona che entri in prigione dopo circa un giorno ha ridotto il suo visus, la sua statura. Cammina ingobbita, anche se è convinta di essere dritta; indipendentemente dalla convinzione di essere innocente o colpevole.
Me l’immagino poi girare per il cortile nella sua ora d’aria; comporre venti giri di tre minuti ciascuno, contando i passi per ogni giro e quelli totali quotidiani; tenendo intanto il computo dei respiri. Una lancetta che confonda i minuti ma segni precise le ore. Un passo al secondo – ma non sarà mai un secondo: sarà sempre qualche istante prima, o qualche dopo –, ogni giro sarà di centottanta passi per poco più di centotrenta metri; i venti giri saranno di poco più di due chilometri e sei.
[Mio Dio, dimmi quanti respiri ho fatto finora e quanti respiri mi sono rimasti da respirare. Conta le lancette, i loro passi cadenzati. Assegnameli in un compito non scritto; suggeriscimeli in qualche lingua parallela. In quale lingua ti devo chiamare? In quella del Faust? Mein Gott… In quella del Chisciotte? Dios mío; bien como quien se engendró en una cárcel[1]; las tinieblas cubrían el abismo, y el soplo de Dios se cernía sobre las aguas[2]. Nella lingua delle mosche, che compongono sure nei loro spostamenti su cadaveri? In quella del Creato, in cui ogni essere vivente è una sillaba; in quella dei segni? Ti devo chiamare in lingue sconosciute, emozionate come le parole di Borges su Giuda
Ma chi si rassegnerebbe a cercar prove di cosa che già non creda, e di cui non gl’importi?
, o in quella dei colori che non ho visto, impossibili alle mie diottrie o alla mia esperienza o alle capacità di credenza del mio cervello; o in quella delle emozioni che non ho praticato; o in quella delle preghiere che mi sono morso la lingua pur di non dire? Una volta ho letto che Dio saprebbe in quale lingua parlarci, quale che sia la lingua; oggi ho scoperto che il pesce che decuplica nella parabola di pani e pesci era probabilmente la tilapia, di cui non avevo mai sentito parlare… Ma in quale cella si è affrettato a scappare il Cristo, e cosa gli ha proposto all’orecchio Salomè al posto della Croce? Dio, Mein Gott, Dios mío; e se lui avesse la capacità di parlare e non noi di capire? Come si può ricongiungere tutto a tutto? Questo è lo scopo, tutto a tutto, Robert Crumb ai Beatles, il soul a Dante, gli ZZ Top e quella cassetta che ci regalarono ai TLC, lo Spirito Santo alle donne nude con un pelo pubico così folto, i film di Sokurov, le tendine del furgone con cui scavallavamo gli Appennini… Dio, ti sento? Perché non so quanti respiri ho fatto? Perché non so quanto dura un respiro, o un beat? Dio, Mein Gott, Dios mío…].
I respiri, divisi in inspirazione, trattenimento dell’aria, espirazione, trattenimento dello stato, inspirazione, trattenimento dell’aria, espirazione, e via, sono circa un ottavo, poco di più. Sono oscillazioni del piano di Niels Frohm, status reiterati. Frazioni d’aria che conteggio per la strada, gorgheggiando. Ho il cappuccio calcato contro la testa, dovrebbe essere una felpa, sembro un monaco. Il conto dei passi varia ogni volta, le oscillazioni del peso variano, e quello dei respiri varia ogni volta; ma la distanza percorsa è pressoché identica. Ho letto di ore d’aria isolate, per i colpevoli per la cui salute si tema: me li immagino soli a camminare sempre più ingobbiti, archi di nero nell’aria, creano una striscia di polvere beige chiaro intorno al cortile beige scuro. No te ocultes, araña. E invece sì: nasconditi. Le zanzare intorno a loro formano nubi nere. In alto i sorveglianti col mitra carico li guardano, seguono con la coda dell’occhio un cammino di poco più di due chilometri e sei ogni volta, la distanza è fissa, i numeri di passi cambiano; e sanno che non ci sarà da temere: il giro sarà sempre perimetrale e mai tangenziale, una gamba forse si anchiloserà nel tenere sempre la sinistra, forse ogni tanto si cambierà giro, ogni tanto no.
[1] Miguel de Cervantes, Don Quijote de la Mancha.
[2] Gen. 1, 2