7 motivi per cui chi scrive dovrebbe imparare a giocare a scacchi.
Gli scacchi sono un gioco antico, l’ho raccontato ai bambini della primaria qualche settimana fa; affonda i piedi nella leggenda, come tutte le storie vere, ed è una battaglia strategica che sfida mente, cuore, nervi. Ma cosa c’entrano con la scrittura? Apparentemente poco, ma – come sa chi ha letto Un re non muore -, in realtà moltissimo. Ecco sette motivi per cui chi scrive dovrebbe imparare a giocare a scacchi; e come questa disciplina possa arricchire la tua narrazione.
1. Pensare in Anticipo: Scrivere Come Giocare Mosse Strategiche;
Scrivere una storia richiede visione, così come una partita di scacchi. Non puoi buttare giù le parole a caso e sperare che tutto si risolva magicamente. Gli scacchi ti insegnano a pensare avanti, a considerare le conseguenze di ogni mossa (quanto amo il concetto delle conseguenze, chi scrive con me lo sa). In una narrazione, ogni scelta del personaggio deve influenzare ciò che accade dopo. L’abilità di prevedere gli sviluppi e costruire una trama che regga è ciò che separa un racconto mediocre da una storia memorabile.
2. Imparare a Gestire i Limiti;
La scacchiera è un mondo in miniatura, delimitato da 64 case. Eppure, dentro questo spazio ristretto, esistono infinite possibilità. Per uno scrittore, imparare a muoversi entro certi confini – come il numero di pagine di un racconto o le regole di un genere letterario – può essere liberatorio. I limiti ti aprono spazi illimitati, ti costringono a essere creativo, o creativa; a trovare soluzioni che non avresti considerato in uno spazio senza regole.
3. L’Arte dell’Attacco e della Difesa;
Negli scacchi, come nella scrittura, ci sono momenti per spingere e momenti per attendere. Un buon romanzo alterna tensione e rilascio, come i tentacoli di un polpo in movimento; scene intense e momenti di quiete. Gli scacchi ti insegnano a dosare queste energie: quando è il momento di rischiare tutto con una mossa audace – le mosse che negli scacchi si segnano così: !?; e quando, invece, è meglio attendere che l’avversario faccia un passo falso. La stessa filosofia si applica alla narrativa, dove un buon equilibrio tra azione e introspezione mantiene il lettore agganciato.
4. L’Impatto della Prima Mossa;
In una partita di scacchi, la prima mossa può stabilire l’andamento, il tono dell’intera partita. La stessa cosa accade con l’incipit di un libro o di un racconto. Devi catturare l’attenzione del lettore, subito o con calma; farlo entrare nel tuo mondo, convincerlo a proseguire. Gli scacchi ti insegnano l’importanza di cominciare con forza e decisione, ma anche di farlo con un piano in mente, sapendo dove vuoi arrivare.
5. Gestire la Pressione e gli Errori;
Negli scacchi, sbagliare una mossa può costarti caro, ma non significa che la partita sia persa. Lo stesso vale per la scrittura: puoi inciampare in una scena debole o in un personaggio poco credibile, ma hai sempre la possibilità di correggere il tiro; e a differenza del nobil giuoco, di cancellare. Giocare a scacchi ti insegna a mantenere la calma sotto pressione e a non farti abbattere dagli errori. Anzi, a volte un errore può aprire una strada inaspettata e migliore, sia sulla scacchiera che nella tua narrazione.
6. Creare una Visione Complessa;
Gli scacchi non sono mai lineari: devi pensare non solo a cosa sta accadendo ora, ma anche a cosa accadrà cinque mosse più avanti. Devi immaginare le risposte dell’avversario e adattarti di conseguenza. Questa complessità è la stessa che anima una buona storia. Ogni trama ha fili intrecciati, conflitti paralleli e sottotrame che si rivelano nel corso del tempo. Giocare a scacchi ti aiuta a sviluppare una mentalità strategica, fondamentale per costruire storie ricche e a più livelli.
7. A Scacchi Non È Finita Finché Non È Finita; Nei Libri Anche.
Una delle lezioni più importanti degli scacchi è che la partita non è persa finché il re non è sotto scacco matto. Anche quando tutto sembra perduto, ci sono spesso risorse nascoste e opportunità per ribaltare la situazione. Lo stesso vale per i libri: le migliori storie sorprendono il lettore fino all’ultima pagina. Un buono scrittore, come un buon giocatore di scacchi, sa che il finale è il colpo di grazia, la chiusura che dà senso a tutto ciò che è venuto prima; e che la speranza può giungere all’ultima parola, quella nel mio primo romanzo era Benvenuti.
3 commenti su “7 motivi per cui chi scrive dovrebbe imparare a giocare a scacchi.”
Quanto sono d’accordo.
Questa estate ho iniziato a giocare a scacchi e mi sono fermata con la scrittura. Ho sempre considerato gli scacchi un gioco adatto a determinate persone: con una mente matematica, intelligenti, concreti; non per me.
Eppure quando ho sentito dei ragazzi e adulti che contagiati da un giocatore storico, trascorrevano pomeriggi nella biblioteca del paese a imparare e giocare, ho detto: andiamo!
È stata una vera sorpresa!
Ci provo a giocare a scacchi ma ne sono incapace.
Non riesco a prevedere più di due mosse.
Perdo ogni volta in maniera banalissima.
Eppure mi affascinano e non mollo.
Come per la scrittura.
Grazie Ivano